Al Gattile era rimasta tutta sola e depressa la sorellina di Tilde, ultima della cucciolata. Tanto hanno detto per farci sentire in colpa che alla fine abbiamo pensato che un gatto in più o uno in meno non sarebbe stato un dramma e ieri alle 17 me la sono portata a casa. Tilde però non ha gradito, si sentiva già una figlia unica e le ha soffiato...
Solo che la micia nera e rossa - Melange, l'avevamo chiamata - non beveva, non mangiava, vomitava e non riusciva nemmeno ad arrivare alla lettiera per fare i suoi bisognini. Tilde ha protestato scagazzando (nella lettiera) ed è stata una notte all'insegna dell'amuchina. Così stamattina Melange se ne è tornata in Gattile per essere curata...
Il momento più incredibile è stato ieri sera mentre eravamo di là a guardare la tv. Vado a vedere e Melange non è nella sua cuccia: aveva raggiunto Tilde sulla sedia e stavano dormendo insieme. Che tenerezza... E non ho fatto nemmeno una foto ricordo... ;-(
[Aggiornamento 07.08.09] ;-( ...Di foto non ne faremo più, stamattina al Gattile ci hanno detto che Melange (o Cluca) non ce l'ha fatta... Povera.
La frase della settimana
E bon, tanto poi io la chiamo Paolina!
martedì 4 agosto 2009
domenica 2 agosto 2009
E' arrivata Tilde!!
Ok, ok ragazzuoli. Dopo il terzo giorno di vacanza siamo venuti meno ai nostri propositi di aggiornamento quotidiano del blog. Insomma, vi siete persi le nostre fantastiche foto di foche che sarete costretti uno ad uno prima o poi a vedere sul nostro divano (e qualcuno ha già cominciato...)
Tuttavia ora come ora abbiamo una novità che non può passare sotto silenzio. Si chiama Tilde, Tilde Serbidiòla.
Praticamente è successo che avevamo sempre più voglia di avere un micio e sabato mattina abbiamo pensato di fare un giro al Gattile (associazione triestina che si prende cura di gatti randagi mal messi e di mici in cerca di casa - la cui sede tra l'altro è vicinissima a noi). Ma solo per farci un'idea, chiaro. C'erano gatti ovunque.
Ma quando siamo passati davanti alla gabbietta dove stava questa micia tricolore... era lì che ci guardava con gli occhioni spalancati. E ha detto "Miao!". Insomma, abbiamo dovuto portarla a casa, non c'era altra scelta.
Un motivo in più per passare a trovarci!!! Ringraziamo sentitamente Davidaola per il totonome, alla fine stamattina ci siamo convinti per Tilde.
Tuttavia ora come ora abbiamo una novità che non può passare sotto silenzio. Si chiama Tilde, Tilde Serbidiòla.
Praticamente è successo che avevamo sempre più voglia di avere un micio e sabato mattina abbiamo pensato di fare un giro al Gattile (associazione triestina che si prende cura di gatti randagi mal messi e di mici in cerca di casa - la cui sede tra l'altro è vicinissima a noi). Ma solo per farci un'idea, chiaro. C'erano gatti ovunque.
Ma quando siamo passati davanti alla gabbietta dove stava questa micia tricolore... era lì che ci guardava con gli occhioni spalancati. E ha detto "Miao!". Insomma, abbiamo dovuto portarla a casa, non c'era altra scelta.
Un motivo in più per passare a trovarci!!! Ringraziamo sentitamente Davidaola per il totonome, alla fine stamattina ci siamo convinti per Tilde.
martedì 16 giugno 2009
Verso l'estremo Nord
Signori e Signore, è vero, sembra incredibile, ma questo è il terzo post in tre giorni!!! Una densità mai vista prima.
Orbene, la terza giornata di viaggio inizia all'insegna della ricerca del Glen Affric, una vallata lungo il fiume Affric, tanto splendida quanto inaccessibile. Giungiamo in loco dopo averci girato attorno come squali e dopo aver guidato per strade ad una corsia a doppio senso di marcia, con piazzole di sosta per far passare le macchine provenienti dalla direzione opposta. La meta dell'escursione è vedere le modeste Dog Falls, delle cascatelle lungo l'Affric. Parcheggiamo li vicino e, senza guardare la mappa, imbocchiamo spediti il primo sentiero che porta sì alle cascate, ma con una "breve" deviazione attraverso un bosco di pini della Caledonia. La passeggiata è splendida, nonostante il pantano e delle enormi sanguisughe (a detta della zoologa che c'è in Carla...) .
Ripresa la macchina, torniamo a Inverness per poi proseguire verso le Highlands del Nord. Breve sosta tecnica per rifoccilare noi e l'autoveicolo, e via su stradine sempre più stette.
Facciamo una pausa lungo il percorso per vedere le Falls of Shin, cascatelle dove è possible - in alcuni mesi dell'anno - vedere i salmoni che tentano come dei deficienti di risalire la corrente. Questa pare non essere la stagione adatta, ma noi con una botta di culo vediamo lo stesso un salmone che si sta probabilmente allenando per la maratona controcorrente. .. e riusciamo pure ad immortalare l'audace vertebrato!
A questo punto, si va spediti alla via di Tongue, villaggio sperduto su un fiordo nell'estermo nord. Dopo pochi chilometri, la strada si restringe e diventa ad una corsia - restando a doppio senso di marcia. Per fortuna le piazzole sono frequenti, e riusciamo a percorrere i 60 Km di stradina a passo ragionevolmente spedito. Però, che paesaggio! Terre brulle e verdi, laghi, monti, pecore in terra e in cielo! E poi l'arrivo alla baia di Tongue, incredibilmente baciata da qualche raggio di sole. Procedendo a caso, raggiungiamo un B&B in mezzo alle pecore, consigliato Routard. E' proprio quello che fa per noi. Cena all'unico ristorante del villaggio, passeggiata lungo il mare e poi una parentesi bucolica nella quale ci siamo improvvisati pastorelli radunando, senza volerlo, il gregge.
(In merito a quanto scritto sopra Carla ci tiene a precisare che non si è mai lamentata e che ha avuto paura, però poco). Risveglio magnifico, giornata di sole (incredibile). Ottima colazione scozzese con il burro a riccioli invece che nel pacchettino monoporzione. Ora passeggiata e poi si riparte verso l'isola di Skye!
Orbene, la terza giornata di viaggio inizia all'insegna della ricerca del Glen Affric, una vallata lungo il fiume Affric, tanto splendida quanto inaccessibile. Giungiamo in loco dopo averci girato attorno come squali e dopo aver guidato per strade ad una corsia a doppio senso di marcia, con piazzole di sosta per far passare le macchine provenienti dalla direzione opposta. La meta dell'escursione è vedere le modeste Dog Falls, delle cascatelle lungo l'Affric. Parcheggiamo li vicino e, senza guardare la mappa, imbocchiamo spediti il primo sentiero che porta sì alle cascate, ma con una "breve" deviazione attraverso un bosco di pini della Caledonia. La passeggiata è splendida, nonostante il pantano e delle enormi sanguisughe (a detta della zoologa che c'è in Carla...) .
Ripresa la macchina, torniamo a Inverness per poi proseguire verso le Highlands del Nord. Breve sosta tecnica per rifoccilare noi e l'autoveicolo, e via su stradine sempre più stette.
Facciamo una pausa lungo il percorso per vedere le Falls of Shin, cascatelle dove è possible - in alcuni mesi dell'anno - vedere i salmoni che tentano come dei deficienti di risalire la corrente. Questa pare non essere la stagione adatta, ma noi con una botta di culo vediamo lo stesso un salmone che si sta probabilmente allenando per la maratona controcorrente. .. e riusciamo pure ad immortalare l'audace vertebrato!
A questo punto, si va spediti alla via di Tongue, villaggio sperduto su un fiordo nell'estermo nord. Dopo pochi chilometri, la strada si restringe e diventa ad una corsia - restando a doppio senso di marcia. Per fortuna le piazzole sono frequenti, e riusciamo a percorrere i 60 Km di stradina a passo ragionevolmente spedito. Però, che paesaggio! Terre brulle e verdi, laghi, monti, pecore in terra e in cielo! E poi l'arrivo alla baia di Tongue, incredibilmente baciata da qualche raggio di sole. Procedendo a caso, raggiungiamo un B&B in mezzo alle pecore, consigliato Routard. E' proprio quello che fa per noi. Cena all'unico ristorante del villaggio, passeggiata lungo il mare e poi una parentesi bucolica nella quale ci siamo improvvisati pastorelli radunando, senza volerlo, il gregge.
(In merito a quanto scritto sopra Carla ci tiene a precisare che non si è mai lamentata e che ha avuto paura, però poco). Risveglio magnifico, giornata di sole (incredibile). Ottima colazione scozzese con il burro a riccioli invece che nel pacchettino monoporzione. Ora passeggiata e poi si riparte verso l'isola di Skye!
lunedì 15 giugno 2009
Il viaggio verso Inverness
Chi aspettava il nostro prossimo post per il 2010 (dalla Francia) sarà sorpreso, eppure dopo la serata di ieri che ci ha visti collassare in un lussuosissimo b&b di Inverness, riprendiamo a scrivere dal profondo Nord, a Tongue, in una mansarda circondata da pecore e montagne - dove alle dieci di sera il sole ancora non è tramontato.
Ma torniamo al principio, ci avevate lasciati a Perth, città fantasma, da dove domenica partiamo di buona mattina - mai prima delle 10. Direzione, il Nord e le Highlands. Ma visto che la strada per Inverness sembra costellata di castelli "imperdibili" decidiamo di dedicare un paio di tappe al prestigioso patrimonio della nobiltà scozzese. Prima sosta a pochi chilometri dal centro di Perth, Scone Palace, che Luca ha ribattezzaro Scojon Palace. Più che un castello è un palazzo di mattoni pieno di corbellerie nobiliari, dai quadri ai tavoli intagliati, fino alle cineserie con tanto di foto ritratto di tutta la dinastia. Notizie fresche sulle attuali sorti dei rampolli della famiglia sono state fornite con una lacrimuccia dalle assistenti di sala, signore bionde stagionate e selezionate senza dubbio in base alla fervenza del loro credo monarchico. Carini i giardini, ma niente di speciale a parte degli antipatici pavoni addestrati per fare la ruota di benevuto ai visitatori.
Unica nota di rilievo, qui - nel giardino - è conservata una COPIA della pietra di Scone (v. foto), sulla quale vennero incornati, ops incoronati, i sovrani di Scozia fino al 1200 e ciappilo, quando venne portata a Londra da Edoardo I.
Riflettendo sul fatto che in Italia abbiamo ancora il Papa, i preti e Berlusconi, ma almeno non dobbiamo più mantenere il monarca e tutti i suoi amici, ripartiamo verso Nord e decidiamo di dare una seconda possibilità ai castelli di Scozia - ancora integri. Ci fermiamo a Blair Castle, parcheggiando come dei coglioni a qualche miglia di distanza e scoprendo poi che si poteva arrivare in macchina fino al portone. Vabbè. Questa volta però non ci caschiamo e il biglietto lo facciamo solo per i giardini. Il castello, da fuori, è candido e molto più bello del precendente e anche i giardini sono sicuramente più regali. Qualche goccia di pioggia ci fa tornare rapidamente alla macchina, appesantiti da una quantità di calorie a forma di torta.
Da qui a Inverness guida Carla, che tiene bene la sinistra finchè la strada è dritta e non bisogna cambiare. Poi appena si arriva in centro ad Inverness, panico, le marce non si trovano e al posto delle frecce partono i tergicristalli. Abbiamo prenotato al telefono un B&B vicino al centro (è tutto molto vicino al centro...) e scopriamo trattarsi di una dimora dotata di ogni comfort! Schermo piatto, divanetto in pelle nera, lettore dvd, frigo bar, insomma... un po' troppo chic per i nostri canoni, ma ce lo facciamo andare bene. Il sole è ancora alto quindi usciamo a esplorare la zona: qui vicino c'è il famoso Loch Ness. Nessun mostro (v. foto), solo un "exibition center" per turisti yankee style nel quale ci siamo guardati bene dall'entrare.
Si torna ad Inverness, cena e finalmente un bel whisky!!
Ma torniamo al principio, ci avevate lasciati a Perth, città fantasma, da dove domenica partiamo di buona mattina - mai prima delle 10. Direzione, il Nord e le Highlands. Ma visto che la strada per Inverness sembra costellata di castelli "imperdibili" decidiamo di dedicare un paio di tappe al prestigioso patrimonio della nobiltà scozzese. Prima sosta a pochi chilometri dal centro di Perth, Scone Palace, che Luca ha ribattezzaro Scojon Palace. Più che un castello è un palazzo di mattoni pieno di corbellerie nobiliari, dai quadri ai tavoli intagliati, fino alle cineserie con tanto di foto ritratto di tutta la dinastia. Notizie fresche sulle attuali sorti dei rampolli della famiglia sono state fornite con una lacrimuccia dalle assistenti di sala, signore bionde stagionate e selezionate senza dubbio in base alla fervenza del loro credo monarchico. Carini i giardini, ma niente di speciale a parte degli antipatici pavoni addestrati per fare la ruota di benevuto ai visitatori.
Unica nota di rilievo, qui - nel giardino - è conservata una COPIA della pietra di Scone (v. foto), sulla quale vennero incornati, ops incoronati, i sovrani di Scozia fino al 1200 e ciappilo, quando venne portata a Londra da Edoardo I.
Riflettendo sul fatto che in Italia abbiamo ancora il Papa, i preti e Berlusconi, ma almeno non dobbiamo più mantenere il monarca e tutti i suoi amici, ripartiamo verso Nord e decidiamo di dare una seconda possibilità ai castelli di Scozia - ancora integri. Ci fermiamo a Blair Castle, parcheggiando come dei coglioni a qualche miglia di distanza e scoprendo poi che si poteva arrivare in macchina fino al portone. Vabbè. Questa volta però non ci caschiamo e il biglietto lo facciamo solo per i giardini. Il castello, da fuori, è candido e molto più bello del precendente e anche i giardini sono sicuramente più regali. Qualche goccia di pioggia ci fa tornare rapidamente alla macchina, appesantiti da una quantità di calorie a forma di torta.
Da qui a Inverness guida Carla, che tiene bene la sinistra finchè la strada è dritta e non bisogna cambiare. Poi appena si arriva in centro ad Inverness, panico, le marce non si trovano e al posto delle frecce partono i tergicristalli. Abbiamo prenotato al telefono un B&B vicino al centro (è tutto molto vicino al centro...) e scopriamo trattarsi di una dimora dotata di ogni comfort! Schermo piatto, divanetto in pelle nera, lettore dvd, frigo bar, insomma... un po' troppo chic per i nostri canoni, ma ce lo facciamo andare bene. Il sole è ancora alto quindi usciamo a esplorare la zona: qui vicino c'è il famoso Loch Ness. Nessun mostro (v. foto), solo un "exibition center" per turisti yankee style nel quale ci siamo guardati bene dall'entrare.
Si torna ad Inverness, cena e finalmente un bel whisky!!
sabato 13 giugno 2009
In diretta da Perth, Scozia!!
Ok, se state ancora aspettando la seconda parte del resoconto dalla Germania... va bene ci dispiace, vi abbiamo delusi. Ma a quasi dodici mesi di distanza ci sentiamo di recuperare con un atto inedito: un post in diretta dalla Scozia!! Siamo in un pub di Perth e non piove. Ma la sfortuna vuole che questo sia un vero buco di culo, dove di sabato alle 6 di sera in strada ci sono solo gruppi di teenager obese vestite con un tutù rosa. Unica visione di rilievo è questo monumento urbano che potete vedere in foto e che noi abbiamo interpretato come un omaggio al sadomasochismo omosessuale non riuscendo a interpretare la scritta in inglese arcaico incisa tutt'intorno all'hula hop (si scriverà così?)
Per fortuna, invece, nel corso della giornata - la prima di viaggio - abbiamo esplorato luoghi più ameni risalendo la costa della penisola di Fife partendo da Edinburgo. La Bbc prevedeva "heavy rains" ma siamo stati graziati, beccando qualche gocciolina solo a St Andrews.
Prima tappa a Pittenweem, un villaggio sulla costa, dove stanno allineate lungo il mare vecchie case di pescatori. La marea era bassa, e una lunga striscia di terra rocciosa separava la riva dai flutti. Da qui ci siamo spostati a Crail, un villaggio un po' più grande con vecchie case, un castello e vicoli digradanti verso il mare. Un posto abitato più da aragoste che da cristiani e che vanta un porticciolo ancora attivo e idealmente suggestivo ma realmente infestato da un opprimente tanfo di catrame e melma.
Da qui si parte in direzione St.Andrews, cittadina universitaria patria del golf - che qui è lo sport nazionale. Qualche goccia di pioggia e difficoltà di parcheggio, ma ripariamo in un posto dove fanno panini freschi sul momento e quando usciamo non piove più. Qui è d'obbligo una passeggiata tra le rovine disseminate per il centro. Quel che resta di un castello sospeso su una falesia e della antica cattedrale del 1100 che fu la più grande di Scozia. Una vera visione romantica...
Da qui gambe in spalla verso Perth, troviamo un bel B&B con stanza microbica, ma la città è desolante.
Che altro dire della giornata? Per esempio, si potrebbe spendere qualche parolina sul tragitto tra una tappa e l'altra, percorso con la macchina noleggiata ieri sera. Divertente abitudine quella di questi simpatici britannici di costruire le macchine con il volante dalla parte sbagliata. Un po' meno per il passeggero quando il guidatore, nel tentativo di indossare la cintura di sicurezza, gli tira una sassata nelle gengive... Per non parlare degli innumerevoli tentativi di cambiare marcia con la maniglia della portiera... E vabbeh, sarà solo questione di abitudine, ma speriamo di non avere attacchi di schizofrenia in un abitacolo al ritorno!
Domani via dalla ridente, vitale, gioiosa città fantasma di Perth, destinazione Inverness, Highlands. Adesso andiamo a lucidare gli spadoni. Mandi e bus ai frus.
Per fortuna, invece, nel corso della giornata - la prima di viaggio - abbiamo esplorato luoghi più ameni risalendo la costa della penisola di Fife partendo da Edinburgo. La Bbc prevedeva "heavy rains" ma siamo stati graziati, beccando qualche gocciolina solo a St Andrews.
Prima tappa a Pittenweem, un villaggio sulla costa, dove stanno allineate lungo il mare vecchie case di pescatori. La marea era bassa, e una lunga striscia di terra rocciosa separava la riva dai flutti. Da qui ci siamo spostati a Crail, un villaggio un po' più grande con vecchie case, un castello e vicoli digradanti verso il mare. Un posto abitato più da aragoste che da cristiani e che vanta un porticciolo ancora attivo e idealmente suggestivo ma realmente infestato da un opprimente tanfo di catrame e melma.
Da qui si parte in direzione St.Andrews, cittadina universitaria patria del golf - che qui è lo sport nazionale. Qualche goccia di pioggia e difficoltà di parcheggio, ma ripariamo in un posto dove fanno panini freschi sul momento e quando usciamo non piove più. Qui è d'obbligo una passeggiata tra le rovine disseminate per il centro. Quel che resta di un castello sospeso su una falesia e della antica cattedrale del 1100 che fu la più grande di Scozia. Una vera visione romantica...
Da qui gambe in spalla verso Perth, troviamo un bel B&B con stanza microbica, ma la città è desolante.
Che altro dire della giornata? Per esempio, si potrebbe spendere qualche parolina sul tragitto tra una tappa e l'altra, percorso con la macchina noleggiata ieri sera. Divertente abitudine quella di questi simpatici britannici di costruire le macchine con il volante dalla parte sbagliata. Un po' meno per il passeggero quando il guidatore, nel tentativo di indossare la cintura di sicurezza, gli tira una sassata nelle gengive... Per non parlare degli innumerevoli tentativi di cambiare marcia con la maniglia della portiera... E vabbeh, sarà solo questione di abitudine, ma speriamo di non avere attacchi di schizofrenia in un abitacolo al ritorno!
Domani via dalla ridente, vitale, gioiosa città fantasma di Perth, destinazione Inverness, Highlands. Adesso andiamo a lucidare gli spadoni. Mandi e bus ai frus.
giovedì 7 agosto 2008
Trieste-Linz-Salisburgo-Norimberga- Ratisbona-Monaco-Badoere. Una vacanza nel segno del relax.
Certo, se l'avessimo fatta in 10 giorni ci saremmo anche riposati, ma visto che, dopo 3 giorni di sosta nel buco del culo di Linz, ci siamo fatti 5 città in 4 giorni devo dire che sono molto più stanca di prima. Lunghe tirate in macchina, estenuanti marce per le strade di Monaco cercando di evitare la traiettoria dei ciclisti e soprattutto... 5 giorni di astinenza da internet!!!!!!
Forse dovevamo leggere un segno del destino nel paio di zoccoli che gli abitanti di Linz ci hanno fatto trovare sul sagrato della cattedrale. Un buon auspicio per la strada da fare. Di sicuro fin dalla prima sera abbiamo capito che dovevamo trovare il modo di smaltire il tasso calorico della cucina austro-germanica. Linz, riservata e semplice, ci ha accolto con un paio di Berner Wurst, riempiti di formaggio e avvolti nella pancetta.
La settimana scorsa abbiamo trovato un primo prolungato rifugio a Hagenberg, a qualche km da Linz, un paesino in cui nessuno si sognerebbe di andare, se non a trovare una vecchia zia o ad un workshop di computazione algebrica, nel mega centro di ricerca allestito lì non si sa per quale strano motivo. Pace bucolica nel software park ormai deserto di studenti e frequentato solo dai conferenzieri e da me. Reclusa in camera con connessione internet a lavorare. Nulla da rilevare qui, a parte il fatto che il villaggio austriaco mostra ancora scarsi segni di penetrazione del consumismo: qui l'unico supermercato chiude alle 18.30 (alle 17 il sabato), chiudendo le porte in faccia a me che arrivo alle 18.33 e lasciandomi derelitta e digiuna a sondare la commestibilità della moquette mentre Luca si strafogava alla cena sociale sulle spalle dei contribuenti.
Finito questo strazio a base di cifre, segni e parentesi, dopo una mattinata passata a leggere sotto la pioggia nello splendente maniero di Hagenberg, dopo una breve sosta a Linz, arriviamo a Salisburgo nel pomeriggio di sabato e troviamo alloggio per noi e per la nostra macchina in un ottimo b&b (Haus Lechner) prossimo al centro. Un rapido giro per la città ci basta per fiutare il puzzo dei cadaveri dei portafogli dei turisti per le strade del centro e sprovvisti di guida Routard, nonchè arcistufi di carne grassa e fritta, ci accontentiamo di un Nordsee ma poi ci fiondiamo al "bier garten" e qui prendiamo una decisione dettata dai fumi della birra: via dal turismo di massa, domani diamo un occhio al castello poi puntiamo direttamente a Norimberga. A a fanculo queste miniere di sale che sembrano Mirabilandia del condimento.
Prenotato in fretta e furia da Vater Jahn, un vero bettolone degno di un Routard, arriviamo a Norimberga che ci premia con un tardo pomeriggio di sole e nuvole gonfie, ma mi punisce con qualche salita verso il "burg". Pochi turisti, tanti tedeschi che si godono una domenica d'agosto (che qui non è un girarrosto) tra concerti all'aperto, birra e artisti di strada. Mangiamo con meno di 30 euro in un carinissimo ristorante, sotto una pergola verde tra tremule luci pendenti. Biuty, in astinenza da carne, si fa fuori uno stinco di maiale come il burro, mente io, incredula di fronte all'idea che esista un "primo" sulla tavola tedesca, mi faccio degli spatzel di patate e formaggio.
Per stasera accontentatevi di questo, la seconda metà della vacanza arriva domani. Se siete ubricati da questa frequenza di posting vi autorizzo a tornare tre 3-4 mesi a leggere la seconda parte. Ora vado a riposare le mie stanche membre dalle germaniche imprese,
Forse dovevamo leggere un segno del destino nel paio di zoccoli che gli abitanti di Linz ci hanno fatto trovare sul sagrato della cattedrale. Un buon auspicio per la strada da fare. Di sicuro fin dalla prima sera abbiamo capito che dovevamo trovare il modo di smaltire il tasso calorico della cucina austro-germanica. Linz, riservata e semplice, ci ha accolto con un paio di Berner Wurst, riempiti di formaggio e avvolti nella pancetta.
La settimana scorsa abbiamo trovato un primo prolungato rifugio a Hagenberg, a qualche km da Linz, un paesino in cui nessuno si sognerebbe di andare, se non a trovare una vecchia zia o ad un workshop di computazione algebrica, nel mega centro di ricerca allestito lì non si sa per quale strano motivo. Pace bucolica nel software park ormai deserto di studenti e frequentato solo dai conferenzieri e da me. Reclusa in camera con connessione internet a lavorare. Nulla da rilevare qui, a parte il fatto che il villaggio austriaco mostra ancora scarsi segni di penetrazione del consumismo: qui l'unico supermercato chiude alle 18.30 (alle 17 il sabato), chiudendo le porte in faccia a me che arrivo alle 18.33 e lasciandomi derelitta e digiuna a sondare la commestibilità della moquette mentre Luca si strafogava alla cena sociale sulle spalle dei contribuenti.
Finito questo strazio a base di cifre, segni e parentesi, dopo una mattinata passata a leggere sotto la pioggia nello splendente maniero di Hagenberg, dopo una breve sosta a Linz, arriviamo a Salisburgo nel pomeriggio di sabato e troviamo alloggio per noi e per la nostra macchina in un ottimo b&b (Haus Lechner) prossimo al centro. Un rapido giro per la città ci basta per fiutare il puzzo dei cadaveri dei portafogli dei turisti per le strade del centro e sprovvisti di guida Routard, nonchè arcistufi di carne grassa e fritta, ci accontentiamo di un Nordsee ma poi ci fiondiamo al "bier garten" e qui prendiamo una decisione dettata dai fumi della birra: via dal turismo di massa, domani diamo un occhio al castello poi puntiamo direttamente a Norimberga. A a fanculo queste miniere di sale che sembrano Mirabilandia del condimento.
Prenotato in fretta e furia da Vater Jahn, un vero bettolone degno di un Routard, arriviamo a Norimberga che ci premia con un tardo pomeriggio di sole e nuvole gonfie, ma mi punisce con qualche salita verso il "burg". Pochi turisti, tanti tedeschi che si godono una domenica d'agosto (che qui non è un girarrosto) tra concerti all'aperto, birra e artisti di strada. Mangiamo con meno di 30 euro in un carinissimo ristorante, sotto una pergola verde tra tremule luci pendenti. Biuty, in astinenza da carne, si fa fuori uno stinco di maiale come il burro, mente io, incredula di fronte all'idea che esista un "primo" sulla tavola tedesca, mi faccio degli spatzel di patate e formaggio.
Per stasera accontentatevi di questo, la seconda metà della vacanza arriva domani. Se siete ubricati da questa frequenza di posting vi autorizzo a tornare tre 3-4 mesi a leggere la seconda parte. Ora vado a riposare le mie stanche membre dalle germaniche imprese,
mercoledì 2 aprile 2008
Berlusconi: "Se mi intercettano lascio l'Italia"
"Io uso il mio telefonino con la più ampia libertà. Se poi usciranno fuori le intercettazioni delle mie telefonate lascerò questo Paese".
Lo ha detto oggi il candidato premier del Pdl, Silvio Berlusconi.
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Si ringraziano
Il Fava e la sua grigliata, le campagne morganesi, i programmi di messaggistica istantanea, l'Università di Trieste che ci dà da mangiare, l'Acegas, casa Korsic.